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Le pile di Baghdad

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2012 11:54
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Città: ROCCA DI PAPA
Età: 48
Sesso: Maschile
10/05/2012 11:54

Nel 1936 al tedesco William Koenig, un archeologo dilettante all'epoca, residente in Iraq, venne mostrato un oggetto che somigliava stranamente ad una batteria e che, gli venne detto, era stato dissotterrato fra i resti di un antico villaggio nei pressi di Baghdad.
L'oggetto era costituito da un vaso di terracotta in cui era inserito un cilindro di metallo alto una decina di centimetri. Il cilindro era formato da una lamina di rame saldato con una lega a base di stagno. Sul fondo del cilindro era fissato un disco di rame, isolato con bitume. La parte superiore era chiusa da un tappo, dal quale sporgeva un cilindro di ferro.
Un ingegnere americano di nome William Gray, venuto a conoscenza di tale scoperta, nel 1940 costruì un modello della "pila", e scoprì che funzionava perfettamente come generatore di elettricità, dopo essere stato riempito di solfato di rame. Poiché questa sostanza non era disponibile all'epoca degli antichi babilonesi, la sostituì con l'aceto e constatò che la "pila" funzionava ancora.
Koenig, invece, fatte alcune ricerche, venne a sapere che oggetti analoghi, forse provenienti da un'altra località vicino Baghdad, erano in possesso del Museo di Berlino. Si trattava di tre grandi vasi, uno contenente dieci cilindri di rame, un altro dieci sbarrette di ferro, e il terzo pieno di tappi di asfalto. Determinò che il villaggio dal quale proveniva il reperto in suo possesso, chiamato Khujut Rabu'a, era un importante centro abitato dall'antica popolazione dei Parti, fiorente fino al terzo secolo dopo Cristo.
Secondo Koenig, gli strani oggetti erano realmente pile elettriche, che venivano usate per dorare idoletti e vasi di metallo con un metodo galvanico simile a quello usato ancora oggi. Affermò che indizi di placcature effettuate su vasi di rame erano riscontrabili su reperti portati alla luce in Iraq, e che risalivano fino al 2500 a.C.
Secondo alcuni storici, non è del tutto impossibile che 2000 e più anni fa, sia esistita in Mesopotamia una tecnologia sufficiente a fabbricare e usare un antenato della pila di Volta, capace di produrre corrente continua.
Rimane misterioso il fatto che questa tecnologia non si sia diffusa ma anzi, col tempo, se ne sia perduto perfino il ricordo.
La vicenda ha dei lati non molto chiari. La datazione precisa del reperto di Koenig non è mai stata fatta e lo stesso archeologo affermò che l'oggetto era passato per molte mani prima di essere consegnato a lui. Non è neppure certo che sia stato trovato effettivamente fra le rovine di Khujut Rabu'a.
Pare che in certe botteghe artigiane di Baghdad ancora oggi si impieghino bagni di placcaggio basati su pile rudimentali.
E' possibile che la tecnologia, conservata per millenni come un segreto religioso, sia arrivata fino ad oggi tramandandosi di generazioni in generazione. Gli archeologi però sono scettici: gli artigiani di Baghdad si limitano a riprodurre, con mezzi poveri, tecniche apprese in Occidente.
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